Relatore d’eccezione alla riunione tecnica del 18 febbraio u.s. l’arbitro CAN-A Paolo Mazzoleni,sezione di Bergamo, oltre 200 gare in serie A (primato assoluto per un arbitro lombardo), da poco dismesso come internazionale (oltre quaranta le gare dirette in ambito europeo fra club e nazionali) che su invito del ns. presidente sezionale Giuseppe Lattuada non ha esitato ad accettare l’incontro ritagliandosi uno spazio fra i numerosi impegni cui gli arbitri della massima serie sono settimanalmente sottoposti.
Tutti i presenti sono pronti e attenti ad ascoltare un collega di massimo livello per carpirne ogni suggerimento utile dal suo percorso arbitrale, anche quelli apparentemente più marginali, e subito Paolo ci stupisce subito parlandoci della sua passione giovanile per il basket che deve lasciare per vari motivi e il successivo approdo nel mondo calcistico, passando da un’ esperienza di squadra a quella solitaria dell’arbitro di calcio :“quando sono entrato per la prima volta nello spogliatoio, da solo, ho capito che era quello che volevo fare”. Una passione per il basket rimasta intatta che Paolo continua a seguire quando deve staccare la spina “perché è importante essere sempre sul pezzo e mai superficiali ma sarebbe eccessivo concentrare totalmente e univocamente la tua attenzione sull’attività che svolgi”.
Poi ci parla dell’impegno, del lavoro, della passione che ci devi mettere per raggiungere gli obiettivi “che ti devi creare, senza fretta, stagione dopo stagione, cercando sempre nuovi stimoli”. E ci ricorda che le difficoltà nel dirigere una gara impegnativa di serie A, a parte il numero degli spettatori presenti, sono le stesse che un arbitro si ritrova ad affrontare in una gara impegnativa di prima o seconda categoria: impegno nella preparazione alla gara, orgoglio e voglia di emozionarsi sono gli elementi comuni che fanno la differenza sul terreno di gioco nella prestazione arbitrale. E la forza di rialzarsi dopo gli errori, senza paura, perché “chi è chiamato a dirigere può e deve poter sbagliare” e alla fine deve renderne conto solo al proprio organo tecnico e alla propria coscienza ( “siamo noi stessi i primi giudici delle nostre prestazioni”). Curioso il suo stato d’animo post-partita: “ la notte dopo la gara non dormo mai e quando torno a casa mi faccio sempre una passeggiata di un’oretta per scaricare un po’ l’adrenalina accumulata”.
Paolo a chiusura del suo intervento ci ricorda di affrontare sempre i nostri impegni serenamente e sorridenti “ perché un arbitro vincente è quello che vive ogni momento con cuore, testa libera e…anima!”
Alla fine tanti applausi per l’amico Paolo e una lunga fila di giovani arbitri che non si sono lasciati sfuggire l’occasione per una foto ricordo con l’illustre collega.
Cesare Zoia